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Italia e Bruxelles ai ferri corti: chi prevarrà?

Per gli analisti finanziari e, in particolar modo, chi si occupa del contesto italiano ed europeo, gli ultimi giorni hanno offerto un nuovo spunto di valutazione, rappresentato da alcuni spunti costituiti sia dalla vicenda politica spagnola sia dalla lettera inviata all’Italia dalla Commissione Europea.

Se infatti a Madrid l’ex-premier Rajoy ha accettato l’incarico assegnatogli dal Re per la formazione di un nuovo governo dopo mesi di stallo politico, è arrivata proprio due giorni fa, all’attenzione del Ministro delle Finanze italiano, la lettera della Commissione UE che chiede spiegazioni riguardo la legge di bilancio 2017. I punti sollevati dalle Autorità europee riguardano l’aumento del deficit strutturale (previsto in diminuzione) e la dinamica di quello nominale. Bruxelles, inoltre, pur riconoscendo la natura straordinaria dei costi che l’Italia sta affrontando per il terremoto e i migranti, chiede dettagli sulle cosiddette “spese eccezionali”. Insomma, contrariamente a quanto pensavano i più ottimisti (invero, in minoranza rispetto a quelli un po’ scettici sull’accoglimento delle note italiane) Bruxelles non ha provveduto a ratificare con eccessiva celerità il documento, ma ha domandato spiegazioni di varia natura.

In ogni caso, i chiarimenti richiesti non devono comunque preoccupare in modo eccessivo, sia perché, in fondo, gli stessi chiarimenti possono costituire una parte integrante di un processo più ampio e ordinario di discussione, sia perché le distanze tra Italia e Bruxelles sembrano essere finanziariamente piuttosto ristrette. Semmai, ad essere più rilevanti sembrano essere le distanze di natura politica, con il premier Renzi che ha lasciato esplicitamente intendere di non voler barattare il proprio documento con passi indietro significativi, in un contesto in cui non tutti i Paesi europei sembrano propensi a farne avanti, in relazione ad alcuni temi di grande attualità (come la gestione dei flussi migratori e della relativa emergenza).

Titoli

Intanto, la seduta di ieri si è chiusa con delle variazioni minime per quanto concerne i titoli di stato europei: sia i titoli bond core che i titoli periferici scambiano così intorno alla parità alla fine della giornata. I movimenti principali si sono concentrati invece sul mercato primario, che ha visto protagonista l’Austria con due collocamenti via sindacato di un bond a 70 anni e poi di un titolo a 7 anni, capaci di raccogliere richieste record e di spuntare tassi di assegnazione particolarmente modesti.

In un clima che dunque si conferma favorevole alla carta europea, gli occhi si sono spostati proprio sull’Italia, con i BTPei indicizzati a 10 anni e 15 anni, che vengono offerti per un importo compreso tra 750 milioni di euro e 1,5 miliardi di euro. Attive nella giornata di ieri anche Berlino, con 4 miliardi di Bund a 5 anni, e Lisbona, impegnata a collocare 1 miliardo di euro di bond a 5 anni. A completare il quadro delle prossime emissioni, il Tesoro italiano ha comunicato poi a mercati chiusi che venerdì, per le aste a medio e lungo termine, metterà sul piatto tra 7 miliardi di euro e 8,5 miliardi di euro di BTP a 5 anni e 10 anni e del nuovo CCTEu con scadenza 15 febbraio 2024. Sul mercato secondario riprendono dunque gli scambi, con il BTP a 2 anni in area -0,10 per cento e il decennale all’1,36 per cento. Lo spread rispetto ai Bund tratta in area 134pb, confermando pertanto una buona resistenza nel permanere nell’oramai consolidato range tra i 130 e i 135 punti base.

Materie prime

Per quanto concerne le principali commodities, si evidenzia principalmente un calo del petrolio, con deludenti outlook che sono stati rilasciati da importanti gruppi e con il dato della fiducia dei consumatori ben sotto le attese, che hanno rappresentato i motivi per accentuare le prese di beneficio sul mercato statunitense: i principali indici hanno così archiviato la seduta con generalizzate flessioni, anche se con variazioni inferiori al mezzo punto percentuale, e non lontani dai minimi di giornata.

L’attuale contesto di mercato resta caratterizzato da una certa erraticità dei movimenti giornalieri, segnale che gli operatori si mostrano cauti, in conseguenza soprattutto delle elevate valutazioni a cui quotano molti titoli e in vista dell’imminente e importante appuntamento elettorale delle elezioni presidenziali; inoltre, si guarda anche con particolare attenzione all’evoluzione della stagione delle trimestrali, che per ora ha fornito sostanzialmente indicazioni ancora incoraggianti, soprattutto per quanto riguarda il comparto finanziario.

Insomma, i propositi sembrano essere dei migliori, ma troppe volte, anche nel recente passato, sono stati smentiti dall’evoluzione dei fatti. Dunque, gli investitori e gli analisti sono molto cauti, ed evitano di sbilanciarsi, pur mantenendo come scenario centrale quello sopra esposto.

Dati macro

Chiudiamo infine con un rapido cenno ai dati macro, che nelle ultime ore hanno visto un aumento in linea con le attese per la fiducia dei consumatori francesi, che in ottobre sale da 97 punti a 98 punti. In Italia le vendite al dettaglio di agosto dovrebbero mostrare un significativo recupero da -0,3 per cento a +0,4 per cento mese su mese, confermando che in questa fase la crescita è sostenuta dalla domanda interna e, in particolare, dai consumi.

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