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Imposte anticipate: che cosa sono? Come si richiedono e si pagano?

Imposte anticipate

Le imposte anticipate, come dice il nome stesso, derivano dalla differenza tra le imposte sul reddito recuperabili negli esercizi futuri riferibili alle differenze temporanee deducibili. Si tratta quindi di un tipo di imposte cui sono soggette le attività e le imprese nell’ambito di spese maturate nell’anno in corso e versate durante l’anno successivo. Quindi, delle spese dalle quali scaturiscono delle differenze tra il bilancio ai fini civilistici e quello ai fini fiscali. Nelle prossime righe cercheremo quindi di offrire una breve panoramica su questo tipo di imposte, sulla loro definizione e sulla differenza con quelle differite.

Imposte anticipate: che cosa sono?

Quando si parla di imposte anticipate si può fare riferimento alla definizione che ne ha dato l’Organismo Italiano di Contabilità (OIC 25). Tale definizione in relazione alle imposte anticipate recita testualmente: “le attività per imposte anticipate rappresentano gli ammontari delle imposte sul reddito recuperabili negli esercizi futuri riferibili alle differenze temporanee deducibili o al riporto a nuovo di perdite fiscali”. In altre parole, si tratta delle differenze che si possono dedurre negli esercizi successivi. Nello specifico, ci si riferisce alle differenze tra il risultato che deriva dal bilancio redatto dalla società secondo i principi civilistici da una società e quello che rileva ai fini fiscali.

Sempre l’OIC 25,  in riferimento a tali imposte, precisa che queste le “differenze temporanee deducibili generano imposte anticipate, ossia imposte dovute nell’esercizio in corso superiori alle imposte di competenza rilevate in bilancio. La società iscrive, pertanto, un’attività per imposte anticipate per le minori imposte che saranno pagate negli esercizi successivi”. In altre parole, le imposte anticipate sono di competenza futura, ma allo stesso tempo sono esigibili nell’esercizio, e di conseguenza sono considerate deducibili negli esercizi successivi.

Queste differenze danno quindi luogo a un importo soggetto a deducibilità futura. Di conseguenza, rispetto all’ammontare rilevato a livello civilistico, queste differenze producono una variazione in aumento. Ciò in quanto le imposte anticipate, generalmente, sono prodotte da componenti negativi di reddito deducibili ai fini fiscali in esercizi successivi a quello in cui vengono imputati al conto economico civilistico. Ne fanno parte per esempio i costi con deducibilità fiscale successiva rispetto alla rilevazione contabile.

In generale, possiamo quindi affermare che le imposte anticipate possono scaturire da:

Per concludere, vale la pena puntualizzare la differenza tra imposte differite e anticipate. Anche le prime, infatti, consistono in differenze temporanee, ma si differenziano dalle seconde per essere imponibili in futuro e non deducibili negli esercizi successivi.

Esempi di imposte anticipate

Un esempio pratico di imposte anticipate può essere individuato nel calcolo del compenso degli amministratori. Se, per esempio, una società iscrive in bilancio un compenso per amministratori maturato durante l’esercizio l’anno e pagato in quello successivo, si concretizza una differenza temporanea. Ciò in quanto il compenso maturato e versato l’anno successivo si può considerare deducile a livello fiscale.

Di conseguenza, all’interno di questa differenza temporanea il compenso degli amministratori, a livello fiscale, potrà essere dedotto nell’esercizio in cui è stato effettivamente corrisposto. A livello civilistico, invece, sarà considerato maturato il compenso imputabile alla risultanza del bilancio dell’esercizio. La differenza tra l’aspetto fiscale e quello civilistico determina così una variazione in aumento, le cosiddetta imposta anticipata.

Le conseguenze di tale situazione si traducono in un aumento temporaneo del reddito imponibile. Altre situazioni in cui è possibile rilevare questa differenza momentanea sono, per esempio:

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