Se non è un record, poco ci manca: dopo poco più di una decina di giorni, infatti, la procura di Milano ha depositato la richiesta di archiviazione nei confronti dell’amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena, Fabrizio Viola, e dell’ex presidente del consiglio di amministrazione, Alessandro Profumo: i due, lo scorso 19 agosto, erano infatti stati iscritti tra gli indagati con le ipotesi di reato di falso in bilancio e manipolazione del mercato, per una presunta rappresentazione scorretta delle operazioni dei “noti” derivati Alexandria e Santorini, nei bilanci d’esercizio 2011 – 2014. Una vicenda ora chiusa (almeno per i due manager) e che, forse, rende più vicino il futuro di risanamento della banca.

Che cosa conteneva l’indagine

L’indagine ai danni di Viola e Profumo era inerente, come sopra anticipato, la non corretta contabilizzazione di due strumenti derivati, veicoli precedentemente oggetto di “ristrutturazione” per poter nascondere perdite dal bilancio di Monte dei Paschi di Siena. L’indagine, partita da un esposto di un’azionista, ha tuttavia trovato un muro – lampo, visto e considerato che (secondo quanto suggerisce Reuters) è stata già proposta l’archiviazione per tali accuse, su cui ora dovranno esprimersi (ovvero, accettare la richiesta di archiviazione, o respingere) i giudici milanesi.

Perchè si va verso l’archiviazione

Per comprendere per quali motivi si stia arrivando a una rapida archiviazione, è sufficiente leggere quanto sta emergendo ora a mezzo stampa. Pare infatti che la procura milanese abbia chiesto l’archiviazione per la estrema difficoltà nel ravvisare il dolo, considerato che il riferimento ai derivati era stato comunque inserito più volte all’interno delle note integrative dei bilanci d’esercizio Mps negli anni oggetto di indagine e di contestazione da parte degli analisti.

In aggiunta a quanto sopra, la procura ha ricordato come l’attività istruttoria abbia evidenziato come tutti i soggetti di vigilanza interessati fossero già stati portati a conoscenza della natura dei contratti, in grado di rappresentare uno dei principali pilastri dell’operazione di ristrutturazione dei due veicoli, compiuta nel 2009 con Nomura (per il derivato Alexandria) e nel 2008 con Deutsche Bank (per il derivato Santorini). Entrambi i contratti sono poi stati chiusi con transazioni dirette con le controparti.

Insomma, come peraltro già preannunciato da Viola e da Profumo nella stessa giornata di formalizzazione delle indagini, l’operato dei due manager sarebbe stato sostanzialmente corretto.

Futuro più vicino?

A questo punto, è anche lecito ritenere che, effettivamente, tale archiviazione da record potrà agevolare il futuro dell’istituto di credito e le capacità di manovra del suo attuale amministratore delegato, impegnato a condurre in porto il terzo aumento di capitale nel corso degli ultimi tre anni, dopo aver già esaurito la spinta dei primi due (per 8 miliardi di euro). L’archiviazione toglie infatti un chiaro elemento di negatività sull’orbita del manager, e potrebbe permettere a Viola di poter agire con maggiore sicurezza e, soprattutto, presentando un biglietto da visita più trasparente.

Per quanto concerne l’operazione di incremento di capitale, utile per ripatrimonializzare la società dopo la cessione di crediti inesigibili per oltre 9 miliardi di euro, la transazione dovrebbe essere conclusa nel corso del mese di novembre per un importo vicino ai 5 miliardi di euro. Rispettare le tempistiche è quanto mai importante, dopo il via libera da parte delle istituzioni europee, e un eventuale passo falso o un sostanziale rallentamento porterebbe nuove ombre sul cielo senese, già faticosamente rischiarato dopo le ultime settimane.

Continueremo a seguire la vicenda, evidentemente rilevante non solamente per il destino dell’istituto di credito toscano quanto per l’intero sistema bancario italiano, anche nel corso dei prossimi giorni.