Settimana piuttosto interessante, quella recentemente apertasi, per chi vuole investire nel mercato statunitense. Il clima dall’altra parte dell’Oceano Atlantico si sta infatti facendo di maggiore fibrillazione, complice l’avvicinamento di un bimestre, quello conclusivo 2016, che potrebbe cambiare radicalmente lo scenario politico (forse) e monetario (più probabile) in vista del nuovo anno. Cerchiamo allora di riassumere che cosa è bene attendersi, o non attendersi, dai prossimi giorni, e come comportarsi di conseguenza.

Mercati finanziari alla finestra

In questa nostra breve rassegna, non possiamo non cominciare con una breve analisi del clima di attesa che sta sorgendo negli USA. Un’attesa che è principalmente incentrata al turno elettorale dell’8 novembre e alla riunione della Federal Reserve dell’1 e 2 novembre, e ancora prima dalla pubblicazione dei dati contenenti le nuove indicazioni sullo stato di salute dell’economia USA e, in maniera ancora più dettagliata, dalla stima preliminare del prodotto interno lordo.

In tal proposito, è molto probabile che il dato advance per il terzo trimestre possa lasciare spazio a un’importante accelerazione per il ciclo dopo la debolezza del primo semestre: il consenso da parte dei principali analisti sta anticipando una variazione di +2,7 per cento trimestre su trimestre su base annualizzata, dopo l’1,4 per cento trimestre su trimestre del secondo periodo dell’anno e, in termini di componenti, possa altresì confermare i consumi privati come principale motore di crescita. L’incremento della spesa delle famiglie peraltro dovrebbe registrare una correzione a +2,6 per cento trimestre su trimestre annualizzato, dopo l’aumento record dei mesi primaverili (+4,3 per cento).

Non sono comunque i consumi la sola voce che dovrebbe poter contribuire positivamente alla crescita. Tra le principali, non possiamo certamente non ricordare l’attesa variazione positiva gli investimenti residenziali dopo
la contrazione del secondo trimestre, così come scorte e canale estero che sono visti in recupero.

Di contro, risultano essere sicuramente meno incoraggianti dei dati di cui sopra le prospettive per gli investimenti fissi non residenziali che, in linea con le indicazioni già fornite dagli ordini di beni durevoli, sono previsti in moderato calo. I numeri sugli ordini hanno infatti mostrato una dinamica ancora debole nei mesi primaverili, salvo consegnare qualche indicazione di recupero tra agosto e settembre. Pertanto, è possibile auspicare una ripresa per gli investimenti solamente nel quarto trimestre.

Che cosa prevede il calendario macro USA

Riassunto quanto sopra, vediamo nel dettaglio quali sono le principali attese che gli analisti stanno maturando in relazione al calendario macro USA che si snoderà nei prossimi giorni. Cominciamo con i dati sul CPI di settembre, che mostrano un andamento in linea con le attese per la componente headline che accelera da 1,1 per cento a 1,5 per cento su base annua, per livelli che sono pertanto ai massimi da fine 2014 ad oggi.

Si noti come l’indice risulta essere ben sostenuto dal forte incremento della benzina (+5,8 per cento mese su mese) e contemporaneamente dai rialzi delle altre componenti della voce energia (elettricità e gas naturale). Stabili invece sono i prezzi degli alimentari. Opposta l’evoluzione del CPI core che non solo si ferma sotto delle attese a 2,2 punti percentuali anno su anno, ma segna addirittura un rallentamento dal 2,3 per cento anno su anno ad agosto. In termini di componenti, l’indice relativo ai servizi è in aumento di 0,2 per cento mese su mese, mentre quello relativo ai beni risulta essere in calo di 0,1 punti percentuali mese su mese.

Dunque, se è vero che da un lato le statistiche del mese di settembre vedono un deciso riassorbimento per il differenziale tra l’inflazione core e quella headline (con livelli che sono oramai ai minimi da diversi anni a questa parte), rimane invece intatto lo spread tra i prezzi core per i beni e quelli per i servizi. A guidare la crescita dell’indice sono infatti, ancora una volta, i costi delle cure sanitarie e gli affitti a scapito del costo dei beni, in calo. I dati sono complessivamente in linea con un’inflazione stabilmente al di sopra del 2 per cento, ma senza significative pressioni verso l’alto.

Per quanto riguarda i dati di prossima pubblicazione, a nostro giudizio il calendario non dovrebbe mostrare risultati negativi e sorprese sgradite. I dati andranno pertanto a confermare il buon quadro di ripresa economica precedentemente annunciato. Se così fosse, è bene attendersi un consolidamento delle posizioni del dollaro, con l’euro che non riuscirà a risalire oltre quota 1,10 in maniera stabile. È bene altresì attendersi una crescente e più convinta attesa dei mercati finanziari al prevedibile rialzo dei tassi di interesse di riferimento della Federal Reserve nel corso della riunione di dicembre: le condizioni – come abbiamo anticipato più volte negli scorsi giorni – sarebbero “buone” anche per il mese di novembre, ma la Fed andrà a preferire un rialzo a dicembre per non sovrapporre il proprio evento monetario, con quello politico delle elezioni presidenziali che si terranno pochi giorni dopo il proprio meeting.

Azionario USA

Chiudiamo infine con un breve approfondimento sul mercato azionario a stelle e strisce: a livello settoriale, le ulteriori conferme che sono derivanti dagli utili superiori alle attese del comparto creditizio, hanno consentito all’intero settore finanziario di continuare a mostrare una forza relativa. In attesa di un nuovo rialzo dei tassi della Federal Reserve, incorporato nelle stime di consenso per la riunione di dicembre, i titoli finanziari trovano dunque un buon supporto nella crescita delle attività da trading, soprattutto quelle legate al segmento del reddito fisso. I nuovi allunghi del prezzo del petrolio e di altre materie prime (anche se il greggio sta proprio in questo momento ritracciando parzialmente) costituiscono i drivers degli acquisti sui settori delle Risorse di Base e dell’Energia, con quest’ultimo che beneficia anche delle prime indicazioni positive fornite dal gruppo Halliburton. Debolezza è espressa dal Telefonico, in scia ai risultati di Verizon; il gruppo, nel corso del terzo trimestre, ha registrato un numero di sottoscrizioni di nuovi contratti telefonici inferiore a quello del precedente trimestre e alle stime di mercato. Il comparto potrebbe però beneficiare della componente di M&A, dopo l’accordo tra AT&T e Time Warner.