Continua, faticosamente, il percorso della riforma pensioni 2016. Anche se – come abbiamo avuto modo di commentare qualche giorno fa, è slittato alla prossima settimana (probabilmente a martedì 27, ma attendiamo conferme) il nuovo tavolo di negoziazione tra il governo e i sindacati – le notizie sul tema non mancano di certo, a cominciare dal plafond di risorse che verrà messo a disposizione e delle modalità di sua suddivisione. Con l’impressione che, almeno sotto il profilo delle parti sindacali, la coperta sarà abbastanza corta.

Riforma pensioni 2016: i soldi disponibili

Stando alle ultime notizie di oggi sulla riforma pensioni 2016, a disposizione dovrebbe esserci un miliardo di euro, da suddividersi in 260 milioni di euro per allineare la “no tax area” a quella dei lavoratori dipendenti e circa 700 milioni per le quattordicesime. A sua volta, questi 700 milioni di euro sono suddivisi per il 30% ad aumentare l’assegno extra che viene già percepito, nel mese di luglio, da 2,1 milioni di pensionati che non arrivano a superare 750 euro (ovvero, una cifra che è pari a 1,5 volte il minimo) mentre il restante 70% servirà per poter coprire l’estensione dell’assegno della quattordicesima a circa 1,2 milioni di pensionati che ricevono un trattamento pensionistico netto compreso tra i 750 e i mille euro (ovvero, una cifra che è pari a due volte il minimo).

Riforma pensioni 2016: quando si potrà lasciare

Stando a quanto affermano le indiscrezioni degli ultimi minuti, il governo vorrebbe riconoscere un bonus contributivo a quei lavoratori che hanno iniziato a versare contributi prima dei 16 anni (i c.d. lavoratori precoci). Tuttavia, non si sa ancora quale sia il paletto minimo dei mesi che sono necessari per poter essere riconosciuti (forse 3 mesi?) come beneficiari di questo bonus che permetterebbe di raggiungere i 41 anni e 10 mesi di contribuzione totale dal 2017, in modo tale da garantire l’anticipo con un anno di sconto sugli altri lavoratori. Per costoro la “dote” è di circa 600 milioni di euro per il primo anno e dovrebbe permettere uno stimato flusso di uscite tra i 25 e i 30mila lavoratori per anno.

Riforma pensioni 2016: novità di oggi

Oltre a quanto sopra, rimangono da chiarire alcuni aspetti che negli ultimi giorni sembrano assumere formazioni più specifiche. In particolar modo, il governo sta lavorando per poter semplificare le regole per l’anticipo dei lavoratori che sono ancora impegnati in attività usuranti: per le voci tecniche di corridoio, verrebbe eliminato l’obbligo che prevede che anche l’ultimo anno di lavoro prima della pensione sia qualificabile come “usurante”, valutando nel contempo il passaggio dal regime attuale (7 anni su 10 in attività faticose per essere riconosciuti) a una partizione della vita lavorativa in due periodi minimi: 50% usurante e 50% non usurante.

L’altro punto sul quale il governo sta limando alcune modifiche è relativo alla possibilità di cumulo gratuito di periodi contributivi effettuati su gestioni diverse. La gratuità vale per raggiungere i requisiti di anzianità e di vecchiaia, e dovrebbe procedere di pari passo alla cancellazione del divieto di ricongiunzione a chi ha superato i 20 anni di versamenti in una sola gestione. Ognuna delle misure costerebbe circa 100 milioni di euro per anno.