Negli ultimi giorni il petrolio ha vissuto una condizione di debolezza, in vista del meeting OPEC di oggi: gli operatori petroliferi continuano infatti a esprimere qualche timore che si arrivi all’auspicata intesa sulla riduzione dell’offerta del Cartello: ad aumentare l’incertezza sono il mancato accordo interno all’OPEC, unito all’assenza di un incontro preliminare con i paesi non-OPEC visto proprio il disaccordo all’interno dell’organizzazione, come dichiarato da esponenti vicini alla Famiglia Saudi. La scorsa settimana, a Doha, si era tenuto l’incontro informale fra i produttori del Cartello al fine di definire l’accordo sulla riduzione della produzione discusso in precedenza, Forum di Algeri nel mese di settembre e da ratificarsi nel meeting ufficiale di oggi.

L’obiettivo dell’incontro di Vienna diventa dunque quello di contrarre la produzione OPEC a 32,5 milioni di barili spingendo però a una contrazione dell’offerta anche i produttori non-OPEC, approssimativamente per 800.000/1.000.000 di barili giornalieri. Iran, Libia e Nigeria sperano di ottenere condizioni speciali, mentre l’Iraq continua ad auspicare di venir esentato dal taglio. Ancora una volta l’Arabia Saudita si è resa disponibile a cercare una sintesi tra i membri dell’OPEC affinché il taglio sia ratificato e risulti credibile, incrementando le quotazioni petrolifere. La Russia si dice pronta a una riduzione ma aspetta le decisioni del Cartello prima di varare un taglio della propria produzione.

Non è questo, comunque, l’unico evento di rilievo nella settimana. In Europa, ad esempio, si attende la chiusura della tornata di indagini di fiducia di novembre, con l’indice della Commissione che dovrebbe registrare un modesto, miglioramento da 106,3 punti a 106,8 punti. La stima preliminare per l’inflazione potrebbe mostrare un recupero con il CPI da 0,5 per cento a 0,6 per cento su base annua in novembre, in conferma l’indice core a 0,8 per cento su base annua per il sesto mese consecutivo. L’indice tedesco è visto in recupero da 0,7 per cento a 0,8 per cento su base annua e quello francese da 0,5 per cento a 0,6 per cento su base annua. La stima finale per il PIL francese dovrebbe restare stabile a +0,2 per cento trimestre su trimestre nel terzo periodo dell’anno. Infine dal mercato lavoro è atteso il dato sulla disoccupazione europea al 10 per cento e tedesca al 6 per cento.

Per quanto riguarda il nostro Paese, dopo che le indagini di fiducia hanno segnalato un miglioramento del morale delle imprese ma non delle famiglie in novembre, la stima preliminare del CPI dovrebbe vedere un recupero da -0,1 per cento a +0,1 per cento su base annua. Atteso in calo il tasso di disoccupazione in ottobre all’11,6 per cento, mentre la stima finale del PIL dovrebbe confermare l’accelerazione a +0,3 per cento su base trimestre nel terzo periodo dell’anno.

Infine, negli Stati Uniti focus sull’employment report di novembre che dovrebbe registrare una nuova accelerazione degli occupati, lasciando il tasso di disoccupazione al 4,9 per cento. Anche sul fronte dell’inflazione il consenso anticipa una conferma dell’indice PCE core a +1,7 per cento in ottobre, mentre dai settori produttivi Beige Book e indagini di fiducia ISM dovrebbero restituire indicazioni positive, di un rafforzamento dell’attività in novembre. Risultano quindi sbilanciati al rialzo i rischi sulla dinamica del PIL nel terzo trimestre con la seconda stima che dovrebbe incorporare una revisione al rialzo da 2,9 per cento a 3,0 per cento su base trimestrale annualizzato.