Quando un pensionato muore, la legge italiana prevede che i familiari superstiti possano beneficiare della cosiddetta pensione di reversibilità. Naturalmente per poter accedere a questo diritto è necessario possedere dei precisi requisiti: vediamo in quali casi si ottengono le pensioni di reversibilità, come si richiedono, a chi spettano e a quanto ammontano.

Chi ha diritto alla pensione di reversibilità: i requisiti

Per avere il diritto di ricevere la pensione di reversibilità è necessario che il deceduto fosse già titolare di un trattamento di pensione di vecchiaia, di anzianità o di inabilità, oppure che al momento della morte avesse già raggiunto i requisiti contributivi per il trattamento di vecchiaia o di invalidità. La pensione di reversibilità viene riconosciuta:

    • al coniuge superstite;
    • ai figli naturali, adottivi o minori affidati; hanno diritto al trattamento insieme al coniuge; devono avere meno di 18 anni oppure devono essere studenti a carico del deceduto di età inferiore ai 21 anni (se studiano alle superiori) o 26 anni (se frequentano l’università), oppure inabili;
    • ai genitori, in assenza di coniuge e di figli aventi diritto; per avere la pensione di reversibilità del figlio deceduto dovevano risultare a suo carico, non devono avere meno di 65 anni e non devono avere una loro pensione;
    • a fratelli e sorelle, in assenza di coniuge, figli o genitori aventi diritto; accedono al trattamento solo i fratelli celibi e le sorelle nubili che risultavano a carico del defunto, che sono inabili al lavoro e che non siano titolari di un loro trattamento pensionistico.

Come si calcola l’importo del trattamento

L’importo delle pensioni di reversibilità viene calcolato in base al rapporto di parentela con il pensionato deceduto. Il coniuge superstite ha diritto al 60% dell’importo se ci sono due o più figli, all’80% se c’è un solo figlio, al 60% se non ci sono figli. Ai figli spetta il 100% se sono tre o più, l’80% se sono due, il 70% se si tratta di figlio unico. Ai genitori spetta il 30% se sono in due, mentre se ce n’è uno solo gli viene riconosciuto il 15%. Per quanto riguarda fratelli e sorelle, si va da una percentuale del 15% prevista per i fratelli unici ad una percentuale del 100% nel caso in cui si siano almeno sette fratelli/sorelle.

Al di là di queste aliquote, la legge fissa anche dei limiti alle pensioni di reversibilità: l’assegno non può essere inferiore al trattamento minimo ed in nessun caso può essere superiore all’importo che percepiva il defunto. Inoltre, l’assegno si riduce nel caso in cui il superstite abbia redditi che superano per tre volte il trattamento minimo:

    • riduzione del 25% se il superstite ha un reddito tra i 20.107,23 euro ed i 26.810,16 euro;
    • riduzione del 40% se il superstite ha un reddito tra i 26.810,17 euro ed i 33.512,70 euro;
    • riduzione del 50% se il superstite ha un reddito superiore ai 33.512,71 euro.

Come si richiedono le pensioni di reversibilità

Il diritto dei superstiti alla pensione di reversibilità scatta a partire dall’inizio del mese successivo a quello della morte del pensionato. Questa regola è valida a prescindere dal momento in cui viene presentata la richiesta. La domanda di reversibilità deve essere presentata all’INPS tramite i suoi servizi telematici, oppure chiamando il Contact Center. Chi non riesce a fare da solo può chiedere assistenza ai patronati.