La produzione industriale italiana è diminuita, come da attese, dopo una buona prestazione – sopra le stime – nel mese di agosto. Più nel dettaglio, il dato di produzione industriale mostra una flessione di -0,8 punti percentuali mese su mese a settembre, dopo essere aumentata di +1,8 per cento su mese ad agosto (e di +0,5 per cento mensile a luglio). Il dato è di per sè negativo, ma gli analisti attendevano altresì una flessione ancora più marcata (di circa 1 punto percentuale su base mensile) dopo il balzo – positivo ma “anomalo” – del mese precedente. Su base annua, la produzione è rallentata ma è rimasta in territorio positivo, a +1,9 per cento dopo il +7,7 per cento di agosto in termini grezzi e a +1,8 per cento da +4,4 per cento se corretta per gli effetti di calendario.

Perchè la produzione industriale è calata su base mensile

La flessione della produzione industriale su base mensile è dovuta principalmente alla classe dei beni strumentali e di quelli intermedi, che correggono dopo i marcati aumenti del mese precedente (-5,8 pe cento da +6,7 per cento e -2,8 per cento da +3 per cento mese su mese, rispettivamente). I beni di consumo hanno invece mostrato un rimbalzo dopo il calo di agosto (+1,2 per cento da -0,3 per cento mese su mese).

L’energia è invece cresciuta per il terzo mese consecutivo, anzi accelerando a +3,3 per cento da +1,5 per cento mese su mese precedente (grazie soprattutto alla riapertura dell’impianto Eni in Val d’Agri). Nonostante il rallentamento del dato sintetico, la ripresa dell’attività economica nell’industria appare (almeno su base annua) lievemente più diffusa in quanto dei 13 settori manifatturieri, cala a 4 (da 5 il mese precedente) il numero dei comparti in calo in termini tendenziali.

I migliori settori

A sorpresa, il miglior settore risulta quello del tessile e abbigliamento (+5,3 per cento mese su mese, +10,2 per cento su base annua), che rimbalza vistosamente rispetto ai mesi precedenti. Resta tra i migliori comparti il farmaceutico (+2,6 per cento mese su mese, +5,6 per cento anno su anno). La meccanica, pur correggendo nel mese (-4,9 per cento mese su mese), mantiene un buon progresso su base annua (+3,5 per cento anno su anno).

I settori in flessione

Rallentano invece i mezzi di trasporto (+2 per cento, con le auto a +5,5 per cento anno su anno). Dall’altro lato, restano in negativo le apparecchiature elettriche (-7,8 per cento mese su mese, -6,2 per cento anno su anno), seguite da legno, carta e stampa (-0,4 per cento mese su mese, -2,8 per cento anno su anno), gomma e materie plastiche (-4,4 per cento mese su mese, -1,9 per cento anno su anno) e computer ed elettronica (-1,3 per cento mese su mese, -0,4 per cento anno su anno). Al di fuori del manifatturiero, si nota un vistoso recupero sia per l’attività estrattiva che per la fornitura di energia (+6,8 per cento e +3,1 per cento anno su anno rispettivamente).

Un dato tutto sommato positivo

Ricordato quanto sopra, il dato è considerabile in maniera sicuramente più positiva di quanto la maggioranza degli analisti aveva stimato e auspicato. Nel terzo trimestre infatti, la produzione industriale risulta essere cresciuta dell’1,2 per cento trimestre su trimestre, dopo essere diminuita di -0,2 punti percentuali trimestre su trimestre nei tre mesi precedenti: si tratta di un record da sei anni a questa parte, e segno di una ripresa oramai in atto.

In altri termini, infatti, l’industria (al netto delle costruzioni), dopo aver frenato il PIL in primavera, è tornata a contribuire positivamente al valore aggiunto in estate (con un contributo stimato di circa due decimi). Un’evoluzione che risulta essere coerente con la previsione di una crescita di 0,3 punti percentuali trimestre su trimestre del PIL nel terzo trimestre, come previsto da numerosi analisti.

Si tenga inoltre conto che la flessione su base mensile riscontrata nel corso del mese di settembre crea un effetto statistico non positivo sul trimestre in corso, nel quale la crescita sia della produzione industriale che del PIL dovrebbe essere più modesta. Viene dunque stimata un’attività industriale in espansione di un modesto 0,3 per cento trimestre su trimestre e il PIL in aumento di appena 0,1 per cento trimestre su trimestre negli ultimi tre mesi dell’anno. Uno scenario che è peraltro coerente con una stima di crescita del PIL di 0,8 punti percentuali nel 2016, lievemente migliorativa rispetto alla stima di 0,7 punti percentuali prevista dalla Commissione Ue.

Naturalmente, anche in questo caso giova ricordare come non manchino certamente i punti interrogativi sul futuro a breve termine, che potrebbero condizionare le stime di sviluppo della produzione industriale e di crescita economica. Il 2016 si concluderà con un evento politico di natura rilevante (il referendum costituzionale del 4 dicembre), mentre il 2017 si aprirà con numerosi scenari ancora da decifrare in ambito nazionale e internazionale.

È in altri termini possibile che le previsioni di medio termine possano essere radicalmente mutate a seconda delle evoluzioni dei contesti di breve, che potrebbero dunque avere un effetto incisivo per un anno – il prossimo – che si preannuncia sempre più indecifrabile e verso il quale sta crescendo un avversione al rischio che potrebbe manifestarsi in misura ancora più rilevante nei prossimi mesi e in quelli a venire.

Vedremo dunque quali saranno i prossimi dati macro economici (relativi all’ultima parte dell’anno) e se le stime sopra formulate troveranno o meno una conferma nei risultati statistici che verranno diramati.