Continuano ad essere piuttosto positive le notizie che arrivano, nel nostro Paese, sul fronte mutui e compravendite immobiliari. Ad accertarle, nel corso degli ultimi giorni, è stato l’Istituto Nazionale di Statistica, secondo cui le convenzioni notarili di compravendita di unità immobiliari sono cresciute del 20,6 per cento annuo nel corso del secondo trimestre, in accelerazione dal 17,9 per cento dei primi tre mesi dell’anno.

Ad essere trainanti sono soprattutto le abitazioni (+20,9 per cento), a fronte di un +15,3 per cento per le unità ad uso economico. Da notare che per le seconde la crescita è stata più intensa al Sud e nelle isole (+23,9 per cento e +23,7 per cento, rispettivamente). L’aumento è stato più consistente per le abitazioni nei piccoli centri e per le unità ad uso economico nei centri metropolitani. Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare sono aumentate nello stesso periodo del 24,5 per cento anno su anno (in lieve rallentamento da 29,2 per cento anno su anno di inizio esercizio), anche in questo caso con variazioni superiori alla media al Sud e nelle isole. I dati confermano i segnali di recupero per il settore immobiliare, per la verità ben più evidenti sul mercato secondario che non nelle nuove costruzioni (e più per le abitazioni che non per gli immobili ad uso economico).

Insomma, sempre più persone sembrano essere attirate dalla possibilità di poter stipulare un mutuo per coronare il proprio desiderio di acquistare casa. E sempre più persone sembrano peraltro essere interessate alla possibilità di poter “congelare” il costo del denaro, ponendo in essere un’operazione a tasso di interesse fisso. È proprio per questo motivo che nel corso degli ultimi mesi è stato possibile verificare una crescente propensione degli italiani a sottoscrivere un finanziamento immobiliare a tasso di interesse fisso. Vediamo ora nel maggiore dettaglio i dati dell’Istat in tal proposito.

Le valutazioni dell’Istat

Introdotto quanto sopra, cerchiamo di estrapolare dal ricco dossier Istat le principali valutazioni statistiche effettuate (torneremo su specifici argomenti nel corso delle prossime settimane). Cominciamo, ad esempio, con il principale dato relativo alla compravendita per unità immobiliari (194.620), che sviluppano un’accelerazione nello sviluppo, segnando il già ricordato +20,6 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dopo il +17,9 per cento registrato nei primi tre mesi dell’anno. Questo risultato positivo riguarda tutti i comparti immobiliari e l’intero territorio, e permette di prolungare una ripresa del mercato immobiliare che è stata avviata in maniera più regolare dal secondo trimestre del 2015 (+6,2 per cento); il minimo storico era stato raggiunto nel quarto trimestre del 2012 (-25,7 per cento), anno in cui le variazioni sono state fortemente negative in tutti i trimestri.

Abbiamo già anticipato come a crescere di più nel secondo trimestre dell’anno in corso siano stati i trasferimenti di unità immobiliari ad uso abitazione ed accessori (+20,9 per cento su base annua) ma l’incremento è consistente anche per quelli di unità ad uso economico (+15,3 per cento). In merito, il 93,9 per cento delle compravendite ha riguardato immobili ad uso abitativo ed accessori (182.801), il 5,5 per cento quelli ad uso economico (10.726) e lo 0,6 per cento unità ad uso speciale e multiproprietà (1.093).

Tornando ai dati distributivi e qualitativi, il trend delle compravendite di abitazioni risulta omogeneo nelle diverse ripartizioni geografiche mentre per gli immobili ad uso economico è stato molto intenso al Sud (+23,9 per cento) e nelle Isole (+23,7 per cento) oltre che più rallentato nelle regioni centrali (+4,7 per cento). Nei piccoli centri la ripresa delle transazioni immobiliari è stata più pronunciata per il comparto dell’abitativo (+22,0 per cento contro +19,6 per cento dei grandi), mentre nei centri metropolitani la crescita più robusta si è registrata per le unità ad uso economico (+17,5 per cento contro +13,9 per cento delle altre città).

Per quanto attiene poi le convenzioni notarili, nel corso del secondo trimestre 2016 le stesse, relative a mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare stipulati con banche o soggetti diversi dalle banche (109.786) registrano un significativo aumento (+24,5 per cento) rispetto allo stesso trimestre del 2015. La crescita interessa peraltro tutte le ripartizioni geografiche, con variazioni superiori alla media nelle Isole (+30,9 per cento), al Sud (+29,0 per cento) e al Centro (+26,8 per cento).

Dunque, in sintesi, il primo semestre del 2016 ha significato degli evidenti segnali di espansione per le compravendite, i mutui, i finanziamenti e altre obbligazioni. Le compravendite nel settore immobiliare crescono del 19,4 per cento su base annua, trainate soprattutto dal settore abitativo (+19,8 per cento contro +11,9 per cento del comparto a uso economico). I mutui registrano una variazione positiva del +26,5 per cento per un totale di 197.822 convenzioni.

Altri dati

Non è questo l’unico dossier uscito sull’Italia nel corso degli ultimi giorni. Tra i principali, segnaliamo come in base a quanto si legge nella Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, l’indicatore anticipatore elaborato dall’Istat, nonostante il recupero registrato a settembre e ottobre dalla fiducia delle imprese, non segnala prospettive di accelerazione dell’attività economica negli ultimi mesi dell’anno. Stando alla maggioranza degli analisti, il PIL potrebbe essere cresciuto di 0,3 per cento su trimestre nel terzo periodo dell’anno per poi rallentare a 0,1 per cento su trimestre nei mesi finali dell’anno.

C’è inoltre spazio per i giudizi da parte delle agenzie di rating sull’Italia. L’agenzia canadese DBRS, che il 5 agosto aveva posto sotto osservazione, con implicazioni di credito negative, il rating dell’Italia, ha esteso il processo di revisione (che normalmente si conclude entro 90 giorni) oltre il prossimo referendum del 4 dicembre. L’agenzia sottolinea che la revisione potrebbe essere effettuata non necessariamente subito dopo il referendum, nel caso in cui occorresse più tempo per valutarne l’impatto; un pronunciamento è atteso in ogni caso entro il 3 febbraio 2017. L’attuale rating dell’Italia secondo DBRS è A (low) ovvero il più alto tra quelli delle 4 agenzie seguite dalla BCE (oltre a DBRS: S&P, Moody’s e Fitch). Dunque, un eventuale downgrade implicherebbe una valutazione più severa sui titoli di Stato italiani portati come garanzia nelle operazioni di rifinanziamento in BCE.