Quando si parla di derivati bancari, non tutti possono dire di avere bene chiaro il concetto che rappresentano. In più, ancora meno persone, tantomeno esperti del settore finanziario, sanno che questi strumenti finanziari affondano le loro radici addirittura nell’epoca degli antichi greci o dell’Impero Romano. Passando per il Medioevo e per la Crisi Energetica del 1979, sono arrivati fino a noi, nell’era dei computer. Dal momento che questi strumenti finanziaria sono particolarmente complessi e spesso riservati esclusivamente agli investitori più esperti, cerchiamo di spiegare in breve che cosa sono i derivati bancari, quante tipologie ne esistono e qual è la loro funzione nel mercato finanziario.

Che cosa sono i derivati bancari?

Con l’espressione derivati bancari (in inglese “derivative“) si fa riferimento a degli strumenti o titoli finanziari il cui valore (quindi il prezzo dei derivati) dipende, o meglio, deriva, dal valore di altri elementi, detto sottostante. Il sottostante (in inglese: underlying asset), quindi, non è altro che l’insieme delle variabili che quindi determinano il prezzo degli strumenti derivati. A sua volta, il sottostante può essere di natura diversa: può trattarsi di

  • indici;
  • azioni;
  • obbligazioni;
  • commodities;
  • materie prime (come per esempio il petrolio, ma anche l’oro);
  • valute e tassi di cambio;
  • criptovalute;
  • derivati di borsa;
  • tassi di interesse;
  • particolari eventi (come per esempio nel caso dei weather derivatives, ovvero derivati da eventi atmosferici e condizioni meteorologiche che possono portare a cambiamenti generali e inaspettati del mercato, come le precipitazioni o la neve).

Di conseguenza, per capire il prezzo dei titoli derivati è necessario seguire l’andamento del valore del sottostante, da cui derivano direttamente, tramite specifiche formule matematiche.

Quanti tipi di derivati bancari esistono?

Benché sia presente una moltitudine di tipologie di derivati bancari (tra cui quelli standard, detti plain vanilla, e quelli più complessi, detti esotici), le tipologie principali cui si fa riferimento sono quattro. Nello specifico:

Futures

Questa tipologia di derivati è relativo all’acquisto e alla vendita di merci e attività finanziarie. L’obbligo è relativo alla data e al prezzo finale di vendita o acquisto delle merci o delle attività secondo modalità standard. A loro volta possiamo dividerli in financial futures, il cui sottostante si riferisce a elementi di natura finanziaria, e commodity futures, il cui sottostante è costituito da materie prime (generi alimentari, oro, petrolio, metalli, eccetera) che vengono scambiate in tutto il mondo. Fanno parte dei financial futures:

  • interest rate futures, relativi ai titoli a reddito fisso impiegati per coprire i rischi che derivano dalle variazioni dei tassi di interesse, elemento che potrebbe incidere in modo negativo sul valore dei titoli;
  • currency futures, relativi alle valute, impiegati per tutelare i finanziatori dal rischio legato alle variazioni del cambio delle valute;
  • stock index futures, relativi agli indici azionari, spesso utilizzati d chi gestisce fondi comuni di investimento e/o fondi pensione, poiché più esposti al rischio sistematico.

Forward Rate Agreement

I forward rate agreement, spesso abbreviati semplicemente in FRA, sono degli strumenti finanziari che funzionano come un contratto. I FRA prevedono lo scambio di una determinata somma, la quale si basa sulla differenza tra un contract rate (ovvero un tasso fisso concordato) e un tasso di riferimento (che per esempio per le banche europee può essere il LIBOR). In questo modo, chi acquista paga una somma calcolata sul tasso che è stato concordato, mentre per chi vende l’importo sarà calcolato in base al tasso di riferimento.

Swap

Anche gli swap possono essere classificati come una sorta di contratto relativo ai flussi monetari, e si dividono in interest rate swap e currency swap. Nel caso degli interest rate swap (la tipologia di derivati  bancari più diffusa) i soggetti coinvolti (i contraenti) si accordano per scambiare dei flussi monetari su base periodica la cui natura è quella di interessi su un capitale nozionale di riferimento. Si differenziano dai currency swap poiché questi ultimi non solo permettono lo scambio in valute diverse, ma anche lo scambio di flussi di capitali.

Opzioni

In questi derivati bancari acquistare o vendere il sottostante entro o in una determinata data o a un determinato prezzo rappresenta una facoltà, non un obbligo (come è invece previsto per i futures). Si dividono in opzioni put (utilizzate per vendere) e opzioni call (impiegate per acquistare). In più, possono dividersi tra opzioni europee e americane, le quali operano con modalità diverse, in particolare per quanto riguarda le scadenze.