Tenuto costantemente d’occhio dagli analisti, il debito PIL stabilisce il rapporto tra il debito pubblico di una nazione e il suo Prodotto Interno Lordo per determinare come sta il Paese dal punto di vista economico. Ma come si calcola e di cosa si tratta, nello specifico?

Cos’è e cosa significa il rapporto debito PIL

Gli Stati appartenenti all’Unione monetaria hanno l’obbligo di mantenere il debito PIL entro il 60% e quindi, anche solo per accertarsi che ciò venga rispettato, gli esperti gli dedicano molta attenzione. Oltre a questo, il motivo per cui il debito PIL è tanto importante è perché permette di sapere quanto una nazione debba restituire ai suoi creditori e quanto il debito stesso pesi sulle finanze del Paese in questione.

Spesso i non addetti ai lavori fanno confusione fra il debito PIL e il deficit pubblico ma i due fattori non sono sinonimi. Il deficit pubblico permette la misurazione della differenza fra il gettito in entrata e le spese che sono affrontate a livello pubblico. Teoricamente, esso deve rimanere entro il 3%, anche se ben poche nazioni riescono a rispettare questo limite.

Nel caso del debito PIL, invece, con la misurazione del debito viene valutato uno stock, ovvero una determinata quantità che è presente in quel dato periodo e che può crescere nel tempo.  Il PIL permette, poi, di misurare una grandezza flusso che è tale da corrispondere al valore totale delle operazioni che vengono effettuate all’interno di un dato arco di tempo che viene scelto come unità di misura. Il suo scopo, quindi, è la misurazione della produttività, ovvero la quantificazione dei servizi e dei beni prodotti nell’arco di tempo stabilito, di una determinata nazione.

Gli analisti, quindi, dedicano una particolare attenzione al debito PIL piuttosto che al deficit pubblico per arrivare a stabilire quante possibilità abbia un dato Paese di ripagare il proprio debito.

Come si calcola il rapporto debito PIL

Supponiamo di aver la necessità di calcolare il rapporto debito PIL per un determinato anno. La prima cosa da fare è tenere di conto i valori del PIL e del debito iniziali, in quello che viene considerato il periodo “t-1”. Nel seguente esempio sono utilizzati i valori reali relativi al 2020 (anno “t-1”) durante il quale il debito PIL è indicato al 155,8% (DPi). Supponiamo che tale cifra rappresenti inoltre il valore assoluto di un debito e che la sua controparte sia un valore di 100 per il PIL.  Una volta saputo quant’è la variazione in percentuale tra il PIL e il debito possiamo sapere anche i valori al momento mancanti, ovvero tutti quelli relativi all’anno t (debito, PIL, debito/PIL, variazione debito/PIL). Il DEF indica, per il 2021, una variazione nominale del PIL del 5.6% (DPi). Esiste una specifica formula che permette, partendo dalla variazione nominale del PIL, di arrivare a quella reale, che è possibile utilizzare anche al contrario e, quindi, che permette di arrivare a sapere la variazione nominale del PIL partendo da quella reale. Per trovare la variazione percentuale del debito bisogna, invece, osservare due fattori: gli interessi e il saldo primario.

Riportare tutte le operazioni piuttosto complesse che permettono di calcolare il rapporto del debito PIL sarebbe alquanto laborioso ma è possibile arrivare a un’unica formula che può essere riassunta in:

1,03/1,02 – 1= 0,0098 = 0,98

Naturalmente, questa formula usa le cifre date dall’esempio e che, per motivi di spazio, non è stato possibile esplicare per intero. La regola generale, comunque, è la seguente:

variazione percentuale del rapporto

=  (1 + Nm) / (1+ Dn) – 1

Il risultato della formula è la variazione percentuale del rapporto.